I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), o semplicemente Disturbi dell’Alimentazione, sono disturbi cognitivi caratterizzati da un’eccessiva attenzione verso la forma fisica ed il proprio peso, ma anche della valutazione della propria capacità di applicare un certo controllo su di essi.
Tutto ruota attorno al cibo e alla paura di ingrassare. Le attività quotidiane che prima sembravano banali, come uscire fuori a mangiare, partecipare ad eventi, stare con amici e familiari, ora diventano difficili e motivo di ansia.
Spesso i pensieri sul cibo assillano la persona anche quando non è a tavola e terminare un compito può diventare molto difficile.
Una caratteristica quasi sempre presente in questo problema è l’alterazione dell’immagine corporea, ovvero il modo in cui si percepisce il proprio corpo e le sue forme. Vi è, infatti, l’incapacità di giudicare il corpo in modo obiettivo e l’immagine che rimanda lo specchio è qualcosa di profondamente inadatto.
Questa percezione deve essere distinta dall’insoddisfazione per la propria forma fisica, riferita più propriamente al non accettare il proprio aspetto, più largamente diffusa nella popolazione generale e talvolta ascrivibile ad un “normale malcontento”, piuttosto che ad aspetti psicopatologici.
I comportamenti principalmente applicati per tenere a bada questi aspetti sono:
- le diete eccessivamente restrittive;
- digiuni, crisi bulimiche;
- il vomito per controllare il peso;
- uso di anoressizzanti, lassativi o diuretici allo scopo di controllare il peso;
- intensa attività fisica.
- Possono essere presenti anche comportamenti auto aggressivi, come atti autolesionistici e tentativi di suicidio.
I principali disturbi dell’alimentazione e della nutrizione sono:
- Anoressia nervosa
- Bulimia nervosa
- Disturbo da alimentazione incontrollata
- Disturbi alimentari sottosoglia
- Disturbi della nutrizione (feeding disorders)
La terapia per i disturbi alimentari
La Terapia Cognitivo – Comportamentale (TCC o CBT), è la terapia d’elezione.
Questo modello considera come responsabile degli atteggiamenti e dei comportamenti alimentari patologici la presenza pensieri e convinzioni errate o distorte sul cibo e sul proprio corpo; Comportamenti come la restrizione alimentare, l’evitamento e i comportamenti di controllo del peso e del corpo, sono a loro volta dei fattori di mantenimento di queste cognizioni.
Nella terapia cognitivo-comportamentale vengono pertanto affrontati sia i comportamenti alimentari scorretti che lo stile cognitivo correlato, principalmente in tre fasi:
- Psicoeducazione: Vengono informazioni sul disturbo, mirando alla riduzione delle abbuffate, regolarizzandone la frequenza, lo stile dei pasti e utilizzando attività alternative alle crisi bulimiche. Si insegna alla persona a monitorare le proprie emozioni e comportamenti attraverso una serie di strumenti (Es: diario alimentare), in cui vengono registrate le modalità e quantità dell’alimentazione, analizzate e discusse successivamente con il terapeuta, insieme alle emozioni e alle convinzioni legate al cibo. Attraverso questo “automonitoraggio”, i pazienti apprendono a riconoscere e ad evitare le situazioni ed i comportamenti a rischio;
- Fase di transizione: Si mira a migliorare la qualità e la quantità dell’alimentazione, imparando a riconoscere le situazioni a rischio praticando esercizi di “soluzione dei problemi”;
- Consolidamento dei risultati: Si valutano i risultati ottenuti e viene affrontato il tema della prevenzione delle ricadute.